Don Felice Sciosciammocca, ricco proprietario terriero (nonché primo cittadino) di un paesino della provincia campana, ha un nipote, Ciccillo, che mantiene a Napoli: quest’ultimo, dopo aver ottenuto dallo zio tutti i soldi necessari per gli studi universitari, ottiene anche le ingenti somme di denaro necessarie per aprire una clinica psichiatrica in città. Per lettera, don Felice, riceve dal nipote tutti i dettagli relativi alla clinica: il nome, la via, il numero di stanze, il numero di pazienti… Tutto procede bene, finché lo zio non decide di andare a verificare con mano il frutto dei suoi cospicui investimenti, gettando letteralmente nel panico Ciccillo! Già, perché l’amato nipote, non solo non ha mai aperto alcuna clinica psichiatrica, ma non si è mai nemmeno laureato: tutti i soldi di zio Felice sono serviti per consentirgli di fare la bella vita a Napoli e di pagare i continui debiti di gioco. Come potrà Ciccillo continuare a far credere allo zio le sue innumerevoli e fantasiose bugie? E dove troverà, in pochissimo tempo, un edificio da spacciare per manicomio e quindici pazzi da spacciare per suoi pazienti?
“Il medico dei pazzi” (insieme a “Miseria e nobiltà”) è il capolavoro assoluto di Eduardo Scarpetta, padre – con la sua strepitosa comicità di carattere – di tutta la commedia napoletana successiva, da quella dei fratelli De Filippo a quella di Totò, fino ad arrivare, per certi aspetti, a quella di Troisi e di Siani. Tuttavia, la cosa che, a mio avviso, rende pressoché unico questo testo è che – a differenza della grandissima maggioranza del resto del teatro partenopeo – è dotato di meccanismi comici talmente perfetti ed universali da poter prescindere dal dialetto originale. Innamorato da sempre della cultura, dello spirito e del dialetto napoletani, ho dunque tradotto in italiano la commedia, rendendola accessibile a tutti e lasciando che la sua dirompente carica comica venisse fuori dalle caratterizzazioni esilaranti dei personaggi, dal travolgente gioco di equivoci e dal sapiente intreccio di situazioni spassose.
Giacomo Moscato