Lo spettacolo ha vinto tre premi in due concorsi:
Festival "Licia Panerati - Fino
all'ultima risata" (2015) di Ribolla
Miglior Attore Caratterista (Gianluca Guelfi)
Festival Grosseto Ridens (2015)
Miglior Allestimento (Lab. Teat. Ridi Pagliaccio)
Miglior Regia (Giacomo Moscato)
delirio comico di
Giacomo Moscato
con
Anna Davì (Gelsomina)
Giacomo Moscato (Leopoldo)
Laura Sbrana Adorni (Tatiana)
Clarissa Cardoso (Karina)
Gianluca Guelfi (Eolo)
Ottavia Banchi (Hélène)
muische
Ruggiero Leoncavallo
scenografie
Marco Frassinetti e Luca Peretti
acconciature
Mauro of Rome
regia
Giacomo Moscato
Il destino di un personaggio è quello di “vivere” sulla scena, con il proprio carattere, il proprio costume, il proprio modo di parlare, di agire e di essere, nella ripetizione perpetua di se stesso e della sua vicenda. Il tutto, nella grande maggioranza dei casi, senza avere coscienza del suo essere personaggio (e non persona), nell’illusione che il suo mondo sia reale (e non “preordinato” e destinato alla visione da parte di un pubblico).
Ma cosa succederebbe se un personaggio, in modo del tutto imprevedibile, iniziasse a sospettare che tutto ciò che lo circonda e di cui fa parte è solamente una finzione? Come influirebbe questa sua graduale ma inesorabile presa di coscienza sul suo destino e su quello degli altri personaggi? Come potrebbe continuare a piangere, a ridere, a soffrire e dimenarsi sulla scena con questa verità sconcertante che piano piano prende consistenza davanti ai suoi occhi?
Vent’anni fa, affascinato dalla “Trilogia del teatro nel teatro” di Pirandello e dalla “Teoria del varco” di Montale (ma anni prima rispetto alle strepitose esperienze cinematografiche di “Truman show”, “Matrix” e “Nirvana”), scrissi questa farsa sull’Amore, divertendomi a riflettere sul rapporto tra realtà e finzione, tra verità e illusione, tra vita e messinscena.
Il risultato fu un “delirio comico” ricco di situazioni buffe e di battute esilaranti, ma anche di momenti di inquietante sospensione, sempre in bilico tra il divertimento immediato e travolgente della farsa e l’amara e a tratti sconcertante meditazione filosofica.
Giacomo Moscato